Stemma Comunale

Stemma

L’attuale stemma del comune di Senerchia rappresenta i simboli della vetta, della stella, del fiume racchiusi in uno scudo sormontato da una corona turrita. Una vecchia riproduzione di questo stemma conservata nell’archivio del Comune e salvata dalla distruzione del terremoto del 1980, reca in basso la spiegazione dei motivi araldíci: ’Lo stemma di questo comune ha per motivo un monte e un fiume che ne sono la caratteristica per ciò che concerne il monte Carpazzo 120 e il fiume Sele che bagna queste terre.
 

La stella sta come emblema di buona fortuna".

 

 

Una pianeta della chiesa di S. Michele reca nella parte bassa del drappo posteriore lo stemma feudale. ’Lo stemma ha la forma di uno scudo oblungo recante su di uno sfondo verde, nella parte inferiore, tre vette di monti ciascuna sormontata da una stella, nella parte superiore campeggia una cometa. La parte inferiore è separata da quella 117 A. Mazzone, La mia terra cit., p. 339. 118 A. Grisi, op. cit, p. 259. 119 A. Grisi, op. cit., p. 270. 120 Secondo A. Mazzone, La mia terra cit., p. 341, il monte Carpazzo andrebbe identificato con il monte Riparata (così chiamato perchè con recenti leggi forestali è stato messo al riparo dal pascolo e da legnatico) che nel passato aveva il nome di "mons carpinaceus (monte ricco di carpini, donde il nome d carpazzo). Potrebbe anche trattarsi di una vetta della "muraglia montuosa dei Calpazio" (V. Bracco Campania, p. 70) superiore mediante una striscia orizzontale raffigurante il fiume Sele.

 

 

Secondo A. Mazzone, le tre cime sullo stemma feudale di Senerchia rappresentano le alture su cui si elevano i castelli di Senerchia, Quaglietta e Colliano. Senerchia e Colliano, nel periodo svevo, appartenevano alla stessa famiglia di feudatari; dai documenti angioini, dal 1268 in poi, risulta, inoltre, che un solo feudatario deteneva entrambi i paesi. Quaglietta, invece, durante la dominazione sveva, con Contursi e Laviano, appartenne a Galvano Lancia, zio di Manfredi 18 . Agli inizi del 1269, Quaglietta, Eboli, Auletta, Giffoni, Campagna e Buccino furono assegnati al primogenito del conte di Fiandra che aveva sposato una figlia dei re Carlo. Quando l’agglomerato di feudi si smembrò, Quaglietta fu restituito per una parte al fratelli Manerio e Giacomo di Baiano, per un’altra parte ad Enrico figlio del defunto Guamieri di Quaglietta, mentre una terza parte andò alla sorella di Enrico, Lucania e alla loro madre Stefania".

 

 

Le tre stelle, la cometa e la striscia orizzontale sono lavorate in oro, come pure in oro sono i bordi dello scudo,- il tutto è sormontato da una corona indicante il titolo di marchese.
 

 

Esiste in Senerchia una montagna boscosa, un tempo possesso del feudo che ha tuttora il nome di Caccia del Marchese che doveva certamente essere una riserva di caccia feudale da cui erano esclusi gli altri cacciatori che non fossero persone del ca stello.
 

 

Tale denominazione -aggiunge A. Mazzone- ci pare molto utile per individuare il titolo nobiliare che le fonti non ci hanno trasmesso. I documenti, infatti, quando parlano del feudatario di Senerchia dicono soltanto il signore, il barone, il feudatario, il castellano, il feudatario. A conferma di una sede marchesale a Senerchia possiamo aggiungere un’altra prova: ha funzionato fino al 1960 un mulino azionato dalla corrente del fiume Piceglia, posto a valle dell’abitato.
 

 

Era certamente il mulino del feudatario. Negli ultimi tempi apparteneva al cav. Raffaele Cozzi i cui antenati lo avevano acquistato assieme al palazzo feudale allorché vennero aboliti i diritti del feudo e i beni del signore passarono al demanio.
 

 

Quel mulino sí chiamò sempre e si chiama tuttora il mulino del marchese. L’ultimo signore di Senerchia, Nicola Macedonio fu insignito del titolo di Marchese di Ruggiano".
 

 

Dissentendo da una simile tesi, sottolineiamo che, nella nostra ricerca, abbiamo potuto , 122 rilevare come tutti i documenti d’archivio definiscano col titolo di barone il feudatario di Senerchia. 121 A. Mazzone, Senerchia cit., p. 3 6. 122 Anche il Porzio chiama barone Amelio di Senerchia.

 

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